Il Capo Colonna (o Nao) è il Lacinio degli antichi, la punta più orientale della Calabria, che segna il limite sud-occidentale del golfo di Taranto. La colonna dorica superstite è un residuo di un famoso tempio di Hera Lacinia, circondato da un bosco sacro, il maggiore dei templi di Kroton, che si crede eretto nel secolo V o, secondo alcuni studiosi, al principio del secolo VI. Costituiva il santuario nazionale di tutti gli Italioti del golfo tarantino e della costa del Bruzio fin quasi a Reggio. Si tratta dell’Heraeum, un tempio dorico esastilo periptero con doppia fila di colonne nei lati brevi (in tutto, 48); era coperto di tegole marmoree e protetto da un robusto recinto, in parte di età romana. Immensi erano i suoi tesori.
Lo decoravano pitture di Zeusi (tra queste, il ritratto di Elena, per dipingere il quale, secondo il notissimo aneddoto, l’artista avrebbe preso a modello le fanciulle più avvenenti della città), statue di Olimpionici, colonne d’oro e tavole bronzee bilingui con la storia delle campagne di Annibale. Fu però più volte saccheggiato, da Annibale, dal censore Q. Fulvio Flacco, che ne scoperchiò il tetto a lastre di bronzo (173 a.C.), da privati nel 70 a.C. e da Sesto Pompeo. Pare che al principio del 1500 le 48 colonne primitive o gran parte di esse esistessero ancora, ma vennero adoperate per formare la scogliera del Porto vecchio di Crotone e per costruzioni civili, donde l’opinione errata che il vescovo Lucifero, di Crotone (1510-1521), si servisse di questo materiale per ricostruire il Duomo e l’Episcopio. Alla metà del 1500, delle colonne ne restavano solo 2:
di esse una fu abbattuta nel 1638 dal terremoto. Nel 1911-1912 una campagna di scavi rivelò molti particolari murali del Tempio e delle fabbriche adiacenti, terrecotte architettoniche e alcuni oggetti sporadici. Del tempio rimane parte dello stilobate e l’unica colonna nella solitudine solenne del Capo. Essa, che risulta di calcare conchiglifero, è molto degradata e dimezzata nel capitello; è alta col capitello m 8.29, ha un diametro di m 1.77; ha 20 scanalature ed è inclinata verso sud-ovest, in parte per inclinazione originale, in parte per cedimento del suolo. Nel 1901 sono stati eseguiti lavori per ovviare alla preoccupante inclinazione e recentemente la Soprintendenza ha fatto eseguire lavori di terrazzamento e di consolidamento della base. Gli scavi sono stati ripresi nel 1956 e proseguono tuttora. È stata rimessa in luce un’altra parte del muro di cinta del santuario, oltre ad una porta, a vari resti di edifici, a una casa romana e a due fornaci.